Mercedes Azpilicueta Que este mundo permanezca

Direzione artistica: Lorenzo Giusti
Associate Curators: Sara Fumagalli, Marta Papini
Head of Magazine: Valentina Gervasoni
18.05.24

In occasione del primo ciclo di eventi di Pensare come una montagna l’artista argentina Mercedes Azpilicueta (La Plata, 1981) ha presentato Que este mundo permanezca [Che questo mondo possa restare], una nuova performance partecipata dedicata al tema della riscoperta degli spazi naturali, fulcro del programma biennale della GAMeC. 

L’azione performativa ha avuto luogo presso l’Oasi della biodiversità di Brembate, un’area naturalistica al centro di un progetto di ricomposizione e recupero ambientale operato dall’azienda Nuova Demi in seguito della cessazione dell’attività estrattiva di ghiaia e sabbia. L’azienda oggi svolge importanti attività conservative, come il controllo della qualità dell’acqua, e azioni di studio e ricerca, come il monitoraggio delle specie di uccelli che sono tornate a popolare la zona.

Per l’ideazione della performance, sviluppata nell’ambito della terza edizione del progetto di residenza ON AIR – Argentina-Italia Art Residency, nato dalla collaborazione tra GAMeC e Fondazione PROA di Buenos Aires, l’artista si è ispirata alla peculiarità di questo luogo, una cava restituita alla natura, in prossimità del fiume Adda, ripopolata oggi da una grande varietà di specie vegetali e animali. La relazione fra uomo e ambiente trova qui un equilibrio che l’artista ha voluto indagare attraverso l’azione performativa, che ha visto protagonisti tre uccelli di specie diverse interpretati da tre performer: Antonella Fittipaldi, che ha già collaborato in passato con Azpilicueta, Nicola Forlani e Aurora Rota, ballerini professionisti e insegnanti presso l’Accademia Arte Bergamo. 

Come spesso accade nella pratica dell’artista, la performance è stata progettata a più mani, attraverso incontri fra l’artista e i ballerini, che avranno modo di sperimentare la relazione fra loro e con l’ambiente con cui andranno a interagire. 

L’azione è stata strutturata in più tappe, tracciando un percorso intorno allo specchio d’acqua al centro dell’Oasi. Ogni tappa ha avuto luogo in contesti naturali diversi: dai canneti ai prati, dal bosco alle pozze per la nidificazione degli uccelli, consentendo agli spettatori di addentrarsi nell’Oasi e percepirne le molteplici sfaccettature. 

L’artista si è concentrata sullo studio di tre uccelli che la abitano: il Martin Pescatore, dalle piume blu inteso; il picchio verde, un uccello migratore che è insolito trovare in queste zone; e l’upupa, caratterizzata da piume nere, bianche e arancio. Studiando il comportamento e la “personalità” dei tre uccelli, Azpilicueta ha preparato uno script per ciascuno di loro e lo ha condiviso con i performer, che prenderanno spunto da queste tracce per elaborare la propria personale interpretazione.


I colori del piumaggio dei tre uccelli hanno costituito l’elemento principale delle maschere e dei mantelli che l’artista ha creato appositamente insieme al costumista Alberto Allegretti. Questi, insieme alla gestualità dei performer, hanno ispirato sentimenti positivi negli spettatori, evocando il messaggio che Azpilicueta intende trasmettere attraverso l’azione: senza voler aspirare a un’idea romantica della natura, i tre volatili si sono fatti portavoce della capacità adattiva della loro specie. In qualità di creature che hanno dovuto affrontare numerosi cambiamenti e situazioni avverse quali l’industrializzazione, che ha mutato il volto del paesaggio, e sviluppare nuovi modi di vivere nell’ambiente, essi sembrano provenire da un’altra epoca per parlare di possibilità, potenzialità e trasformazioni.  Ispirandosi alle vicissitudini dell’Oasi e delle specie che la abitano, Azpilicueta parla di mondi e futuri possibili, in cui alternative al degrado della natura possono essere praticate. 

L’Oasi, normalmente chiusa al pubblico, sarà eccezionalmente aperta in occasione della performance.

Note biografiche

Artista visiva e performer di Buenos Aires, Mercedes Azpilicueta (La Plata, 1981) vive e lavora ad Amsterdam. È solita collaborare con archivi, biblioteche, storici, danzatori, designer tessili e urbanisti per dare vita alle sue installazioni stratificate in cui arazzi, sculture autoportanti, video, oggetti e materiali di recupero si mescolano a elementi architettonici. Le opere di Azpilicueta attraversano la storia e la geografia per dare voce a figure inascoltate e dissidenti del passato, storie, miti e leggende attraverso cui esplorare le qualità affettive e la dimensione politica del linguaggio e della voce, i processi alla base della formazione della memoria culturale e della costruzione del genere e della soggettività. Le sue installazioni performative e scultoree si ispirano alla letteratura speculativa e fittizia latina, alla storia dell’arte neobarocca, alla cultura popolare contemporanea e alla teoria del nuovo materialismo. Attraverso pratiche collaborative e interdisciplinari, Azpilicueta combina tecniche artigianali “precarie” – storicamente associate a conoscenze domestiche obsolete – con produzioni industrializzate.

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